L’Istituto per il Baliatico e l’assistenza ai
più piccoli.
Da ente pio a moderna fondazione
Introduzione. In questa
breve dissertazione desideriamo raccontare la storia dell’Istituto per il
Baliatico che ha sede a Chiavari ed assiste i bambini del Tigullio. Vorremmo
partire da un inquadramento del contesto sociale, per meglio comprendere le
ragioni che indussero un cittadino di Chiavari, l’Avvocato
Antonio Daneri (Chiavari, 3/3/1858 –
Carasco 6/12/1919), a desiderare fortemente la creazione di un ente che si
occupasse degli infanti poveri. Ove possibile cercheremo di intersecare la
storia particolare che ci riguarda con la storia generale, con gli eventi che
anche nostro malgrado hanno attraversato il territorio del Tigullio, in quanto
ogni nostra attività, anche la più piccola, risente sempre nelle sue cause e
nelle sue conseguenze del contesto storico in cui avviene.
IL CONTESTO SOCIALE
La pratica della mise en nourrice
era, nell’Ottocento, ampiamente diffusa non solo nelle classi più alte, ma
anche negli strati medi e bassi della popolazione cittadina: spesso si portava
il bambino in campagna o presso una nutrice, ma la percentuale di sopravvivenza
del neonato non era molto alta. Oppure erano anche le Pubbliche Istituzioni che
ricorrevano a nutrici a pagamento per nutrire bambini abbandonati o malcurati.
Il baliatico (inteso come
allattamento ed allevamento degli infanti) era una particolare attività svolta
dalle donne contadine. Nelle
famiglie di contadini, infatti, le donne che avevano partorito o che erano
prossime al parto potevano andare a far da balie in città, o ricevere in casa
un bambino altrui, per allattarlo.
Le famiglie contadine
stesse presentavano le donne al medico
o ad alcune levatrici che
facilitavano l’incontro tra domanda e offerta, spesso dietro pagamento di una
tariffa. Esistevano radicate convinzioni che rapportavano l’aspetto fisico delle donne (alte o
basse, brune o bionde) alle loro capacità di balia e prevedevano un trattamento
economico conseguente.
Individuata la famiglia di
destinazione, la balia doveva essere pronta a partire non appena richiesto, ed
il periodo di lavoro durava dai 12 ai 14
mesi, tranne i casi in cui il bambino affidatole morisse o lei perdesse il
latte. Poteva capitare che, ultimato l’allattamento, la balia passasse ad altra
famiglia o restasse nella stessa come cameriera.
Le veniva pagato il viaggio verso la città ed un salario mensile variabile in funzione
della situazione economica della famiglia ospitante; riceveva, inoltre, regali e omaggi in funzione della sua
bravura e del rapporto che si instaurava tra lei e la famiglia del bambino.
Le balie dovevano lasciare
il proprio figlio per andare in città, lontano dalla propria casa ed occuparsi
dell’allattamento di un altro bambino. La pratica era diffusa: una novella del
tempo, La balia di Pirandello (1903) - anche riproposta, in versione cinematografica
da Marco Bellocchio, in un film del 1999 dal titolo omonimo - descrive
efficacemente questi aspetti.
Le contadine vi vedevano un
miglioramento della propria
condizione personale, utile oltretutto a far fronte ai bisogni delle loro
stesse famiglie, anche se questo implicava l’abbandono della propria prole.
Esse, lasciando la
campagna, non dovevano più sopportare le fatiche
dei campi, incontravano un trattamento di favore, uno stile di vita più comodo, evitavano di subire la sorveglianza del marito, della suocera,
di tutti i componenti della famiglia, per vivere in un ambiente migliore, per
apprendere anche aspetti e stili di vita fino ad allora ignorati. Nella dura
esistenza di queste povere donne, il baliatico rappresentava una particolare parentesi di alcuni anni.
LE ORIGINI DELL’ISTITUTO
Antonia
Ginocchio. La più remota traccia della
volontà di aiutare i bambini si può riscontrare nel testamento della zia
dell’Avv. Daneri, Antonia Ginocchio, che dispose con testamento un lascito per
fornire il baliatico a due bambini poveri di Carasco. A questa disposizione si
aggiunge un lascito fatto in vita da una conoscente dell’Avv. Daneri, Angela
Rocca, ed un ulteriore lascito da Stefano Campodonico regolato con convenzione. Catalizzatore per la realizzazione dell’Istituto fu
l’Avv. Daneri che in vita curò le somme a lui affidate e, con testamento olografo del 22 giugno 1916, dispose di tali lasciti e di buona parte del proprio
patrimonio affinché la Società Economica di Chiavari curasse la fondazione e l’erezione in ente morale dell’Istituto per il baliatico degli infanti
legittimi poveri, nome che l’Istituto ha mantenuto fino all’ultima
revisione statutaria del 2005, con cui la denominazione è variata in Istituto per il baliatico. Nel suo
testamento Daneri disponeva altresì che il suo unico erede Gio Batta Migone venisse chiamato a far parte dell’amministrazione
dell’Istituto sua vita natural durante.
Le tre fondazioni, curate in vita dall’Avv. Daneri, costituite da
benefattori sempre al fine di aiutare infanti poveri sono quindi:
1)
la Fondazione “Antonia Ginocchio”, con un capitale
originario di £. 5.600, che disponeva l’obbligo di provvedere al baliatico
di due bambini legittimi poveri del Comune di Carasco;
2)
la Fondazione “Stefano Campodonico”, con un capitale
originario di £. 13.400, che disponeva l’obbligo di provvedere al
baliatico di due bambini legittimi poveri delle Parrocchie di Campodonico e
Sanguineto, nel Comune di Chiavari;
3)
la Fondazione “Angela Rocca”, con un capitale
originario di £. 1.400, non disponeva obblighi.
Lettera alla S.E. Il
Con notevole senso sì munifico ma nel contempo pratico, l’Avv. Daneri ribadisce l’importanza
di una pronta assistenza, fin dalla nascita, dei bambini poveri del Comune di
Chiavari, sopperendo ai loro bisogni, supportando i genitori non in grado di
farlo. Per raggiungere lo scopo ritiene che il Comune debba promuovere, in
accordo con la Società Economica di Chiavari, la fondazione di un Istituto,
avendo questi enti i mezzi e l’autorità per fare ciò. Il Comune avrebbe dovuto contribuire con gli incassi annuali delle contravvenzioni (circa £. 1.000),
la Società Economica con i proventi
della lotteria annuale (circa
£. 700). Altri proventi si attendevano da Cassa di Risparmio, Congregazione di Carità e oblazioni di privati.
Confida pertanto che, unitamente alla Cassa di Risparmio e alla Congregazione
di Carità, non vi siano esitazioni nel costituire l’Istituto, anche con i
conferimenti delle fondazioni sopraindicate, fiduciariamente da lui gestite.
L’Istituto sarebbe divenuto operativo dopo alcuni anni, non appena le rendite
provenienti dai capitali gestiti, avessero generato una situazione patrimoniale
tale da permettere l’erogazione regolare dell’assistenza.
Riferendosi agli infanti legittimi, l’Avv. Daneri precisa, per non essere frainteso,
che non vuole compiere discriminazioni. Riportiamo un piccolo stralcio della
lettera che descrive la filosofia che animava il fondatore. Dice:“per la
prole illegittima od abbandonata provvede l’Ospizio per l’infanzia abbandonata,
sostenuto dalla Provincia e dai comuni. Si osserva pure che l’istituto è
destinato a soddisfare le esigenze degli infanti dalla nascita fino a che
abbiano raggiunto l’età in cui possono essere affidati all’asilo infantile e
che per conseguenza, oltre che all’allattamento, l’istituto deve provvedere
all’ulteriore allevamento dell’infante fino all’età di tre anni. ... Si crede
stabilire che gli infanti restino a carico dell’istituto fino all’età di tre
anni, perché nel periodo intercedente tra lo slattamento ed il loro
collocamento all’asilo infantile, i bambini per difetto di nutrimento sano e di
cure necessarie non deperiscano e non sia raggiunto così lo scopo che colla
fondazione dell’istituto si tende a raggiungere”.
Schema
di Statuto. Con molto senso pratico, a
tale lettera il Daneri allega anche uno schema di statuto, che puntualmente stabilisce l’organizzazione
dell’Istituto ed il funzionamento dell’erogazione del baliatico (definito come allattamento
ed allevamento degli infanti). I bambini avrebbero dovuto abitare a
Chiavari almeno da due anni. Eventuali bambini
“estranei al Comune di Chiavari” avrebbero potuto accedere all’assistenza,
ma a condizione che qualche fondazione o benefattore avesse corrisposto
all’Istituto una somma annua di almeno £. 350 per ogni infante, pari a €
1.200 odierni, somma ritenuta congrua a fornire un’assistenza sufficiente.
Dettagliatamente viene anche stabilita la
composizione del Consiglio di Amministrazione, formato da due membri nominati
dal Comune e da due membri nominati dalla Società Economica: il presidente
sarebbe stato nominato alternativamente dal Comune e dalla Società Economica.
Relazione. Comunque, a miglior descrizione, l’Avv. Daneri invia alla
Società Economica anche una “Relazione sullo schema di statuto organico per
l’erigendo Istituto per gli infanti legittimi di Chiavari”, nel
quale, articolo per articolo, motiva le scelte adottate in sede di redazione e
propone anche eventuali varianti da lui ritenute accettabili.
Risposta
Comune. Con prontezza il Comune di
Chiavari risponde all’appello dell’Avv. Daneri con lettera del 27/5/1913 nominando i membri
del Comitato provvisorio per le pratiche relative alla erezione dell’Istituto
di allattamento ed allevamento degli infanti legittimi poveri.
Negli anni successivi, anche in seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, non vengono
compiuti progressi verso la fondazione dell’Istituto.
Morte. L’Avv. Daneri muore a Carasco il 6/12/1919 e riposa nella
cripta della Cappella centrale del cimitero di Chiavari. L’Istituto ha posto
una lapide nel Novembre 1938 e dal novembre 2007, dopo molti anni, viene
ricordato con un omaggio sulla tomba.
Primi atti. Nel 1920 l’erede ed esecutore testamentario Gio Batta Migone contatta la Società Economica di Chiavari
per adempiere le volontà dell’Avv. Daneri e, la vigilia di Natale deposita
nelle mani del Presidente Not. Gio Mario Copello
presso la cassa sociale della Società Economica i titoli dell’eredità da
destinare all’erigendo Istituto per il baliatico degli infanti legittimi poveri
in Chiavari: oltre ai titoli di Stato dei lasciti dei Signori Campodonico,
Ginocchio e Rocca, anche titoli lasciati dall’Avv. Daneri per un ammontare di
£. 87.000.
Il totale dei valori mobiliari depositati
ammonta così a £. 109.300, per un valore attuale di circa € 140.000.
Inizia così il periodo di gestione congiunta
del curatore testamentario, Gio Batta Migone, che
amministra gli immobili, e la Società Economica, che si occupa dei titoli
mobiliari.
LA FONDAZIONE DELL’ISTITUTO
La
sera dell’
Il
Presidente ricorda ai soci il lungo percorso che ha portato all’erezione
dell’Istituto, la ferma volontà dell’Avv. Daneri nel perseguire la sua
creazione destinandogli il proprio patrimonio, le Fondazioni che vi
confluiscono ed anche il contributo economico che vi apporta la Società
Economica stessa, conferendovi il ricavato delle lotterie che venivano
effettuate nel periodo dell’esposizione annuale.
Il
patrimonio risulta ammontare,
incluso il valore degli immobili, a £. 242.695,84 e prevede un reddito
annuo di £. 11.851,95.
L’Assemblea
Generale dei soci, udita la relazione del Presidente e lo Statuto Organico
predisposto, all’unanimità delibera la fondazione dell’Istituto per il
baliatico agli infanti legittimi poveri del Comune di Chiavari, e prega il
Presidente di provvedere alla sua erezione in Ente Morale. Viene anche
approvato lo Statuto Organico.
La
Giunta Municipale di Chiavari approva lo statuto dell’Istituto il
L’erezione
in Ente Morale giungerà tre anni più tardi, con Regio Decreto
19 luglio 1924 N° 1340.
Passaggio
titoli e mobili. Il 14/4/1925 avviene formalmente e materialmente il passaggio dei
titoli (all’epoca non esisteva la dematerializzazione dei titoli azionari ed obbligazionari!) ed altri beni mobili di varia natura
dalla Società Economica, presieduta dal Cav. Luigi Maria Rivara, all’Istituto
per il Baliatico, presieduto dal Dott. Vittorio Achille Raffo, che provvede al
deposito presso l’allora Cassa di Risparmio di Chiavari.
Tra gli oggetti consegnati, oltre a titoli di
Stato, azioni, obbligazioni e liquidità per un ammontare di £. 174.948,14,
risultano anche alcuni mobili, ben 12 sedie imbottite, 6 sedie comuni, 4
baldacchini da finestra, alcuni quadri, tende in damasco, numerose fasce di
cotone per lattanti (all’epoca non esistevano gli attuali pannolini!), 4 baveri
e 2 cuffiette per bambini. Alcuni di questi mobili e quadri arredano ancora
oggi la sede dell’Istituto.
L’INIZIO DELL’ATTIVITÁ DELL’ISTITUTO
Contrariamente a quanto aveva prudenzialmente
previsto il fondatore Avv. Daneri, non vi è necessità di esercizi inoperosi al
fine di maturare un patrimonio tale da poter iniziare a praticare la
beneficenza prevista.
Infatti, grazie al contributo della Società
Economica e ai lasciti delle Fondazioni Campodonico, Ginocchio e Rocca, il
patrimonio donato dall’Avv. Daneri per la creazione dell’Istituto permette
subito la piena operatività.
L’organico è costituito da un assistente e da un segretario, compito
spesso svolto da un consigliere. Il segretario veniva affiancato da un
amanuense, che provvedeva alla stesura dei verbali, alla corrispondenza con i
fornitori e con gli assistiti, alla burocrazia relativa al personale, alla cura
dell’archivio.
Gli amministratori,
nello Statuto organico approvato la sera dell’11 aprile
1921,vengono eletti interamente dalla Società Economica, che pure
nomina il Presidente. Ma al momento di richiedere al Ministero l’erezione ad
Ente Morale giungono, però, indicazioni dalla Sottoprefettura di Chiavari affinchè
fossero apportate alcune variazioni allo Statuto, in quanto si temeva una
eccessiva ingerenza della Società Economica nel nuovo Istituto, poiché lo
statuto approvato prevedeva tutti i cinque membri nominati dalla Società
Economica. L’Assemblea della Società, in una animata riunione del
Lo Statuto che risulta prevede l’elezione di
tre membri del Consiglio a cura della Società Economica di Chiavari e dei
restanti due da parte del Consiglio Comunale di Chiavari. Il Presidente viene
ora scelto dal Consiglio stesso tra i propri membri.
L’attività dell’Istituto è molto ampia:
- si giova di medici volontari (costituenti il Corpo dei Visitatori) e di dame
volontarie (costituenti il Comitato delle Signore
Visitatrici) che esercitano gratuitamente le funzioni di cura, assistenza e
vigilanza dei bambini. I loro compiti erano vari: dalla visita periodica dei bimbi poveri,
all’epoca sprovvisti di un’assistenza pediatrica continuativa; ad istruire le madri sul modo più proficuo
di allevare la loro prole, combattendone i pregiudizi ed ammaestrandole nei principali processi igienici ed educativi;
visitare le famiglie ed assumere
informazioni sulle loro condizioni economiche; esercitare un’efficace sorveglianza sulle madri lattanti e
sulle nutrici alle quali sono affidati i bambini, con facoltà di richiedere una
visita del medico. Le città erano divise in zone e ad ogni membro del Corpo dei
Visitatori o del Comitato era assegnata una zona di competenza per
l’assistenza;
- è dotato di un dispensario per lattanti, dove i bambini venivano condotti ogni 20
giorni, per essere visitati e pesati da un medico pediatra che registra lo
stato di salute su cartelle individuali;
- si prefigge di diffondere l’allattamento materno, fornendo alle
madri bisognose buoni per alimenti, medicinali, ricostituenti e corredini;
- provvede all’allattamento con le balie, qualora il latte materno risulti
insufficiente;
- gestisce le domande delle donne che si
dichiarano disposte a fungere da balie,
verificando la sana costituzione e le condizioni igienico-sanitarie, oltre alla
buona condotta, delle nutrici.
Prima
assistenza. Il 10/2/1925 viene deliberata
la prima assistenza a favore di Assunta Gotelli, abitante a Caperana a
Chiavari, nata da quattro giorni, la cui famiglia versa in stato di povertà.
IL PERIODO FASCISTA E LA GUERRA
Ed ecco che l’Istituto, ancora nei suoi primi
anni di vita, incrocia la propria attività con la progressiva pervasività del
governo fascista negli enti e nelle organizzazioni sociali.
Alcune
prescrizioni giungono tramite circolari
ministeriali e possono apparire marginali: ad esempio, l’obbligo del saluto romano fascista tra impiegati
pubblici viene notificato tramite due circolari e poi ulteriormente
puntualizzato in quanto vi era un uso “disordinato” di tale saluto. Oppure
l’imposizione della progressiva riduzione
degli stipendi degli impiegati pubblici nel corso degli anni 1926/33
caratterizzati da deflazione.
Il 28/12/1925, ricaviamo dai verbali di
consiglio, il Presidente Dott. Raffo si mostra perplesso a mantenere il patrimonio immobiliare per la sua poca
redditività e l’onerosità della manutenzione, evidenziando anche casi di
inquilini morosi e confrontando il rendimento esentasse dei Titoli di Stato al
5%. Se ne può ricavare, stante al contrario la diffusa cultura dell’epoca sulla
importanza e sicurezza degli investimenti immobiliari, che vi siano stati
pressanti inviti per procedere a monetizzare il patrimonio. Ricaviamo questo
dalle successive delibere in cui già si prevede il reinvestimento del capitale
realizzato in Titoli dello Stato “Prestito
del Littorio”, all’epoca in collocamento e a favore del quale, era stato
emanato il R.D. 5/11/1926 che obbligava tutti gli enti pubblici ad investire la
liquidità o i disinvestimenti in esso. Fatte le perizie di stima, nell’arco di
pochi mesi gli immobili vennero messi all’asta e un piccolo fabbricato di due
piani venne venduto e l’atto stipulato il
Commissariamento. Nello stesso anno, vennero emanate direttive per
accentrare la direzione degli enti di beneficenza in mano pubblica. Possiamo
così vedere dai documenti che il 6/1/1927 il Presidente viene invitato a
presentarsi in Comune il giorno successivo dove l’appena insediato Commissario
Prefettizio, in sostituzione del Sindaco, lo invita a dimettersi insieme a
tutto il consiglio, per disposizione del Prefetto. Già il 9 gennaio il
Consiglio si riunisce e verbalizza, insieme alla presa d’atto della vendita
della casa suddetta, anche le dimissioni del Consiglio, come ultimo punto
all’ordine del giorno. Possiamo leggere: Il Presidente sig. dott. Raffo riferisce di
aver partecipato, dietro formale invito, ad un’adunanza, indetta dal Sig.
Commissario Prefettizio al Comune di Chiavari il giorno 7 corr.
nel Palazzo Comunale, di tutti i Presidenti delle Amministrazioni Pubbliche di
Beneficenza cittadine. In tale adunanza il sig. Commissario Prefettizio, per
ordine avuto dall’Ill.mo Signor Prefetto della Provincia di Genova, ha
notificato che tutti i Consigli d’Amministrazione delle Opere Pie cittadine
sono pregati di rassegnare le proprie dimissioni. Il Presidente, ottemperando
con senso di disciplina al desiderio dell’Autorità superiore, propone e invita
i Colleghi d’Ufficio a rassegnare le proprie dimissioni. DOCUMENTO. Il
verbale poi prosegue affermando che seguì una breve e serena discussione, ma
tanta serenità non deve esserci stata; comunque non sembra vi potessero essere
alternative. La successiva lettera di nuova convocazione del Presidente ad
opera del Commissario prefettizio al Comune attesta le dimissioni di tutti i
Consigli delle opere pie. In un breve verbale tristemente il Dott. Raffo prende
atto che l’amministrazione del Baliatico viene assunta dal Commissario
prefettizio e si mette “a disposizione del Commissario per quanto
possa occorrere”. DOCUMENTO
Inizia così il periodo commissariale che
vedrà alla guida dell’Istituto inizialmente il Comm. Benedetto Accorsi, dopo breve il Dott. Luigi Sanguineti, ma soprattutto il Prof. Attilio De Martini che guida il Baliatico dal 1928 al 1931,
fino alla consegna al nuovo consiglio.
Fatti
del periodo. In questo periodo si compiono
importanti passi per l’istituto. La sede
viene sistemata per gli scopi d’istituto, congiuntamente con la definizione
della pratica per l’apertura di un porticato
pubblico a piano terra, come richiesto e concordato con il Comune per
rendere più agevole l’accesso a Via Nino Bixio. Da un ambulatorio in comune con
altri medici, gentilmente messo a disposizione dall’allora presidente Dott.
Vittorio Raffo, ora il Baliatico dispone di una confortevole sede con bollitore per l’acqua calda ed il latte.
L’inaugurazione avviene in gran pompa l’
Un altro aspetto curato dalla gestione
commissariale era la modifica statutaria, in modo da rendere lo Statuto conforme al modello delle
direttive ministeriali, ovvero portare la maggioranza dei consiglieri ad essere
nominati dal Podestà e non più dalla Società Economica ed il presidente
nominato dal Prefetto e non più dal consiglio stesso, oltre ad altre modifiche
di minor conto. Effettuate anche tali modifiche ed ottenuta l’approvazione
ministeriale, l’amministrazione viene riconsegnata ad un nuovo Consiglio
d’amministrazione che torna così a riunirsi nel 1932.
Tipo
d’assistenza. Dai verbali di Consiglio del
Nel 1935 i locali visite dei bambini della
sede vengono dotati di impianto di riscaldamento
a carbone.
Nello stesso periodo vengono costituiti
numerosi enti pubblici che si
dedicano all’assistenza sociale, alla maternità e all’infanzia. Dalle
corrispondenze si può ricavare l’esistenza di una certa collaborazione, anche
se non mancano i momenti in cui sembra all’orizzonte un’unificazione del
Baliatico in tali enti.
Il passaggio attraverso la seconda guerra mondiale vede l’Istituto
presente ed attivo nell’assistenza ai bambini anche se le difficoltà aumentano
con il progredire del conflitto.
Lo testimoniano le richieste al dispensario di Genova per ottenere il carbone per il riscaldamento
dell'ambulatorio pediatrico: nel corso degli anni di guerra l’assegnazione
passò da 3000 chili a 600 chilogrammi per l'intero inverno. Similmente accadde
per il sapone, ridottosi
progressivamente a pochi chili, ma che per l’Istituto era indispensabile, in
quanto il bagnetto caldo che veniva fatto ai bimbi durante la visita periodica
era spesso l’unica occasione d’igiene: molte case erano infatti sprovviste di acqua
corrente, soprattutto quelle modeste che, al più, erano dotate della latrina.
Anche gli approvvigionamenti degli
alimenti incontrarono progressive difficoltà: per esempio, ottenere l'invio
dalla Mellin di Milano del latte in polvere. La Mellin, ancora oggi tra le
prime società in campo di alimenti per l’infanzia, è stata la prima in Italia a
produrre il latte in polvere. DOCUMENTO. Il problema era che le ferrovie non assumevano più il
trasporto di simili derrate a causa dei furti e si era creata così la necessità
di andare direttamente a ritirare il latte a Milano con un furgone. Non si
poteva però provvedervi come privati cittadini, troppi erano i rischi.
L’Istituto si rivolse più di una volta alla Prefettura di Genova chiedendo di provvedere e la risposta giunse
dal Comitato Provinciale dell’U.N.P.A. (protezione antiaerea) che avrebbe
garantito l’esecuzione del trasporto, purchè le
venisse fornito il carburante e perfino l’olio per il motore, con un
esorbitante consumo calcolato in un chilo ogni cento chilometri.
Dal 1941 i locali sotterranei dell’Istituto
vengono adibiti a rifugio antiaereo,
dopo adeguamento a spese, però, dell’Istituto.
Il 12/5/1944 si è avuto il bombardamento di
Chiavari, con il conseguente sfollamento
di buona parte della cittadinanza: l’opera assistenziale subì così un
rallentamento anche in seguito alla già accennata interruzione degli
approvvigionamenti del latte Alpe da parte della Mellin di Milano.
Un aspetto sempre del periodo di guerra che
abbiamo ricavato dalle corrispondenze intercorse e che assume caratteri
particolari sono i rapporti con le varie
autorità susseguitesi in poco tempo dal 1943 al 1945: in Comune si passa
dal podestà Corte al commissario Cosenza, all'Amministrazione del C.L.N. partigiano
dopo la liberazione fino al primo Sindaco eletto Sannazzari.
In Provincia si passa dalla Regia Prefettura al Capo della Provincia alla
Prefettura repubblicana, in alcuni mesi.
Patrimonio. Alle difficoltà quotidiane si aggiunse l'impoverimento
patrimoniale dovuto all'iperinflazione di guerra: dal lato immobiliare, i
canoni di locazione non poterono essere aggiornati, sia per le disposizioni di
legge, sia per la situazione generale disgraziata dei conduttori delle case e
delle botteghe.
I titoli di Stato e le obbligazioni che prima
permettevano di trarre una discreta rendita con cui assistere i bambini, in
pochi anni si riducono a somme ridicole. Al momento della fondazione l’Istituto
può godere di titoli di Stato, obbligazioni ed azioni per il corrispondente di € 143.000 di oggi
(£. 174.900). Alla fine del 1947, abbiamo il passaggio del servizio di
tesoreria dalla Cassa di Risparmio di Genova al Banco di Chiavari e della
Riviera Ligure e risulta dai verbali un patrimonio in titoli del valore odierno
di € 7.145 (£. 422.100 ).
L’inflazione di guerra ha quasi azzerato il valore dei titoli che comunque in
25 anni erano più che raddoppiati come valore nominale. Il patrimonio
dell’Istituto, così, si riduce di fatto ai soli cespiti immobiliari, invariati
dalla vendita dell’immobile in Via Vittorio Veneto nel 1927.
Ricordo. Prima di descrivere l’assetto moderno del Baliatico,
vorrei strappare dall’oblìo alcune persone che furono
fondamentali nella storia dell’Istituto, così come è emerso dallo studio del
nostro archivio:
-
Ezio Pattini fu
amanuense e segretario dalla prima riunione nel 1924 fino al 1990, ovvero per
oltre 65 anni: figura conosciuta da molti chiavaresi appunto per la lunga
attività svolta, grazie alla sua precisione e meticolosità archivistica,
importanti documenti sono stati salvati dal macero e spero in futuro di poter
organizzare magari anche una mostra, unendo oggetti interessanti come una
bilancia pesabambini in legno o una macchina per scrivere Everest del 1936 e
documenti come il testamento olografo dell’Avv. Daneri, il verbale di
fondazione da parte della Società Economica, o il primo statuto, tutti
manoscritti. Dimessosi dall’incarico all’età di novant’anni, Pattini dopo tre
mesi morì;
-
la Dott. Lina Lertora,
per molti decenni fu il medico dell’Istituto che regolarmente visitò i bimbi
assistiti e vide crescere più generazioni. Si hanno sue notizie già nel 1937
come assistente del Prof. Gismondi, all’epoca direttore sanitario
dell’Istituto, e la dottoressa proseguì l’attività fino alla chiusura del
servizio ambulatoriale di visita del Baliatico nel 1985, a seguito
dell’estensione generalizzata dei servizi mutualistici;
-
il Dott. Pietro Rossi, presidente o
consigliere dell’Istituto dal 1936 al 1970: era medico chirurgo, viceprimario
dell’Ospedale civile di Chiavari, ed anche in momenti difficili come la guerra
non mancò di prestare la sua opera per proseguire l’azione del Baliatico:
-
l’Avv. Carlo Delpino, figura contemporanea, molto conosciuta, fece
parte del Baliatico, prima come consigliere, poi come presidente dal 1951 al
1997, quindi per oltre 46 anni;
-
e non possiamo
dimenticare l’Avv. Fortunato Descalzo,
che ha guidato l’Istituto per un decennio fino al settembre 2007 e con la sua
opera ha iniziato il rinnovamento delle strutture del Baliatico. L’attuale
Consiglio ha condiviso con entusiasmo la proposta di insignire l’Avv. Descalzo
di un attestato di benemerenza e a Natale 2007, durante la Festa dei bambini,
l’Avv. Descalzo è divenuto il Volontario N°1 del rinato Corpo dei Volontari del
Baliatico.
IL SERVIZIO ATTUALE
Cambio
di funzioni. Si giunge così agli anni
recenti, con una progressiva trasformazione della funzione svolta: si passa da
un’iniziale assistenza completa,
comprendente anche la visita medica periodica dei bambini ed al loro
allattamento con balie quando necessario, all’attuale assistenza di supporto ai compiti svolti dai servizi sociali e dal
sistema sanitario, progressivamente esteso a tutti i cittadini, anche non
appartenenti all’Unione Europea.
L’ultimo
Statuto, a cui dobbiamo riferirci, è
del 2014 e segue la modifica
del 2005 imposta a seguito della legge di riforma delle IPAB che obbligava
ad optare tra ASP e fondazione privata.
Con il Regolamento di
organizzazione ed ammissione, variato
da ultimo dal Consiglio di Amministrazione del
Non viene compiuta alcuna distinzione
di nazionalità, religione o razza e accogliamo bimbi di ogni provenienza.
A livello
statistico abbiamo una presenza di bambini italiani al 30%, abbiamo alcuni
bimbi comunitari provenienti dalla Romania, per il rimanente si tratta di
bambini extracomunitari;. Da un punto di vista delle dinamiche all’accesso si può notare che i concittadini italiani si
presentano con maggiore difficoltà; si ritiene che tale atteggiamento possa
derivare da ritrosia, tenuto conto dell’ubicazione centrale dei nostri uffici e
dell’affollamento che spesso si crea il giorno della distribuzione. Speriamo
con i nuovi canali attivati, telefonici o telematici, di superare questo
sbarramento. La maggioranza degli assistiti extracomunitari sono ecuadoregni,
seguiti da peruviani e albanesi.
Servizio
attuale. Attualmente il Baliatico svolge
un servizio con appuntamento mensile in cui viene effettuata la distribuzione
di alimenti, vestiario, calzature, libri e giocattoli per bambini; provvediamo
alla consegna del buono-spesa dell'Istituto da utilizzare presso negozi
convenzionati di alimentari o prodotti per l’infanzia. Svolgiamo altresì un
servizio di consulenza sociale, per indirizzare le famiglie bisognose verso le
strutture istituzionali o associative volontarie disponibili sul territorio.
Il Consiglio di Amministrazione, rinnovato da
ultimo nel dicembre 2023, ha intrapreso una decisa operazione per diffondere la
conoscenza del Baliatico che con gli anni si era andata affievolendo.
Per oltre dieci anni, fino alla pandemia Covid, la Festa di
Natale per i bambini del Baliatico si è svolta presso la Casa di Riposo
"Pietro Torriglia" di Chiavari e grazie alla disponibilità del Rotary
Club Chiavari-Tigullio e della PHT Paul Harris Tigullio, si è potuto creare un
ambiente natalizio di incontro con gli anziani ospiti, con il presepe,
l’abituale abete, tante musiche, regali e giochi, in un piacevole incontro tra
anziani e bambini. Anche in queste occasioni, grazie alla disponibilità dei
Volontari e di molti commercianti che ci donano torte dolci e salate, si è
avuta un’ottima riuscita che sarebbe altrimenti impensabile. Negli ultimi anni
la Festa di Natale si è comunque sempre svolta presso la Sede.
Rimangono vaste aree di azione, soprattutto nell’ambito dei comuni più piccoli, ove risulta più difficile per le
amministrazioni aiutare le famiglie in difficoltà economiche, a causa dei
carenti stanziamenti in ambito sociale. L’Istituto oggi coordina la propria azione con le altre associazioni presenti sul
territorio ed operanti nel medesimo ambito, in modo da evitare sovrapposizioni
e dispersione di risorse.
L’Istituto per il Baliatico ha attraversato
un lungo tratto di storia del Tigullio, senza mai venire meno alla sua
vocazione e alle intenzioni del suo illuminato ideatore, l’Avv. Antonio Daneri,
ed ancora oggi, dopo oltre un secolo, interpreta la sua azione sempre
rivolgendosi verso i più piccoli ed i più indifesi.
Relazione di Giovanni Nicola Dallorso